Ciao tu,
questa newsletter è andata a ballare gli anni ‘80, complice il cambio dell’ora ha fatto le quattro. Si è rimessa in piedi alle quattro del giorno dopo e ha mangiato un toast al sole. La settimana è andata via lenta.
È un giorno qualunque della settimana e sto andando in palestra. Solito tragitto, la metro e un tratto a piedi. Prima di entrare c’è un piccolo anfratto.
Dentro, al centro, c’è una sedia. Di solito è seduto un senzatetto. Ha una grande pancia che si intravede dalla camicia slacciata, la barba e un bel cappello kufi.
A volte è in piedi, lancia ai piccioni quello che avanza della sua colazione.
A volte sta seduto ed è perso nei suoi pensieri.
Altre sta seduto a guardare il via vai e dice qualche parola silenziosa.
A volte mette la sedia da un lato e ci si accascia sopra con le mani abbandonate, accanto parcheggia un carrello pieno di cose.
A volte c’è solo la sedia.
La sedia con una coperta, un plaid beige.
La sedia con due coperte di lana. Una beige e una marrone ben piegate.
La sedia con due coperte di lana e un’arancia sopra.
A volte la coperta è sullo schienale, come un mantello.
A volte c’è la sedia e qualche cartone.
La sedia e una ciabatta poco distante.
La sedia e basta.
La sedia con su il suo cappello kufi.
È come se lui fosse sempre lì, anche quando non c’è. Quei minuscoli dettagli raccontano la sua presenza. A pochi metri di distanza, la gente col suo borsone entra in palestra.
“Sarebbe un bellissimo libro fotografico”, ho pensato la prima volta che ci ho fatto caso. Così ora, quando passo di lì faccio una fotografia mentale di quel che vedo e sorrido perché non è mai uguale alla volta prima. È un bell’esercizio di attenzione.
SCRIVI
Fai la stessa foto tutti i giorni oppure fatti una foto tutti i giorni alla stessa ora e annota ogni piccolo cambiamento.
RESPIRA
“È proprio in questo caos che possiamo cercare nuove forme di intimità e connessione, più profonde, più vere. La sfida oggi non è solo 'sopravvivere' in un mondo che cambia, ma riuscire a coltivare l’anima in mezzo a questa tempesta”. Noi ci troviamo il venerdì con A voce scalza per connetterci e sono tanto contenta.
FAI PRATICA
Stai negli imprevisti, queste settimane che arrivano saranno molto impegnative per me, mi aspettano in molte aule e tornerò con nuove domande.
Ho l’età in cui le cose si osservano con più calma, ma con l’intento di continuare a crescere. Ho gli anni in cui si cominciano ad accarezzare i sogni con le dita e le illusioni diventano speranza […] Ho gli anni che mi servono per vivere libero e senza paure. Per continuare senza timore il mio cammino, perché porto con me l’esperienza acquisita e la forza dei miei sogni. Quanti anni ho, io? A chi importa! Ho gli anni che servono per abbandonare la paura e fare ciò che voglio e sento, José Saramago
grazie di cuore ai fan che mi sponsorizzano, grazie a chi ha avuto fiducia e si è iscritta al mio nuovo corso, grazie a chi trova il tempo di mettere un cuore qui sotto, grazie alla primavera che è tornata,
Simona
❤️❤️❤️
Leggendo ho visualizzato anche io - una per una - le foto mentali che descrivevi.
Bell'esercizio!